People come first
Volti, emozioni, persone concrete e grandi traguardi.
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Il legame profondo con la terra attraversa generazioni, non teme rinunce e non conosce confini.
Carlo e Cristina,
Ercolano.
Carlo e Cristina portano Napoli in tavola.
E’ davvero affascinate la capacità degli architetti di concepire il vuoto come il luogo delle infinite possibilità. Riuscire a vedere un qualcosa ancor prima che venga realizzato. Immaginarlo e metterlo su carta. Creare, spesso, comunità, ancor prima che ambienti e palazzi.
Creare. E’ la parola chiave da cui partire.
Perchè chi pensa che Cristina Leardi e Carlo Cozzolino abbiano abbandonato il tavolo da disegno e la professione, si sbaglia. L’hanno solo trasformata, passando dai fogli alla terra. E prendendo parte ad un’inversione di tendenza.
Masseria dello Sbirro nasce sull’onda di un progetto di ripristino di una tenuta agricola di famiglia. Diventa poi il luogo dove trasformare i semi in simboli di “partenopeità”, all’ombra del Vesuvio. Carlo e Cristina sono stati rapiti da quei 7 ettari di terreno alle pendici del vulcano, tra i comuni di Ercolano e Portici. Lì hanno deciso che piante e vigne sarebbero diventate i loro nuovi cantieri. Nell’attesa del vino, hanno deciso di dedicare tre ettari della tenuta a uno dei simboli campani: il pomodorino del Piennolo. Una scommessa riuscita.
Grazie ad un rigoroso rispetto delle regole (non a caso Cristina è anche la Presidente del Consorzio di tutela di questi pomodori) una coltivazione sostenibile e di qualità, senza l’utilizzo di alcun pesticida, il loro prodotto si è imposto come un’eccellenza e Carlo e Cristina sono diventati tra i più qualificati produttori della regione.
Ma l’obiettivo della produzione vinicola non è stato mai abbandonato e l’incontro con Francesco Andoli, titolare del ristorante-bottega Januarius, ha donato al progetto nuova vitalità.
Raccolta l’uva necessaria, sono nati il rosso Januario ed il bianco Eusebia, che secondo la leggenda fu la nutrice di San Gennaro e raccolse il suo sangue tramandato fino a noi. Due vini che sanno di Napoli, tradizione e ricerca. Che parlano della Campania e dei profumi della terra da cui crescono le loro uve. Ma prima di tutto un collante, una radice liquida che tiene ben saldi ad un luogo d’origine. I loro prodotti, che ormai sono conosciuti e presenti anche sulle tavole oltreoceano, rimandano a una precisa realtà. Ed è questo elemento la loro più grande ricchezza, l’autenticità.
Riuscire ad imprimere nei sapori la visione di un Vesuvio incappucciato. In un momento in cui è tutto virtuale, loro si sono attaccati al suolo, quello della loro terra.
Per esaltarlo e capirlo, lavorarlo e condividerlo.
Carlo e Cristiana hanno sentito il sapore prima che il piatto fosse pronto. Sapeva di casa.
MICHELE
La rinascita si lega al fallimento e nella disfatta riconosce l’opportunità di cambiare.
CARLOS
Cuore, disciplina e costanza, la forza della semplicità che disarma il pregiudizio.
ALESSIA
Perdendomi nel mondo ritrovo casa, dove la bellezza mi ha reso fragile e l’anima audace.
ANONIMO
Nascosta dietro chi ci mette la faccia, manipolo le mie verità.
FRANCESCO
Anticonformismo,il privilegio di chi diversamente non può.
Carmela
Bisogna sfidare la Provvidenza per essere schiaffeggiati dall’abbondanza